Autismo, stereotipi e aromanticismo.

 Autismo, stereotipi e aromanticismo.



Esistono svariati falsi miti o stereotipi sull'autismo, ad esempio:


+le persone autistiche non provano 

emozioni, sentimenti o affetto 


+non vogliono intrecciare relazioni con altre persone


Io sono autistica, ma non sono cosí; scrivo questo articolo per spiegare come sono io, anche perché a volte vi sono giudizi con accezioni negative quando tento di essere me stessa.


Ho sempre cercato di creare ed intrecciare relazioni con altre persone, anzi quando passo del tempo con qualcunx che mi piace forse parlo anche troppo, si chiama oversharing e solitamente si palesa per due motivi: sono contentissima di condividere del tempo con quella persona e mi eccito emotivamente e quindi parlo e parlo a volte non-stop; il secondo motivo è che do dettagli personali della mia vita perché mi va di farlo, mi sento di farlo e perché mi piace creare una connessione che vada al di là del "che tempo fa oggi?". È piú facile che ti chieda della tua infanzia, del tuo libro o film preferito e perché, cosa ti piace e cosa ti spaventa, cosa ti tiene sveglix la notte, che rapporto hai con gli animali, con la natura o con la musica. Credo siano modi per conoscersi e convidere in modo mutualistico una sfera emotiva.


Non sono capace di fare i classici complimenti come "hai dei bellissimi occhi"; ho necessitá di contestualizzare il perché. Se una persona mi piace voglio spiegare il perché, soprattutto da un punto di vista sensoriale, tattile, uditivo, quindi generalmente sono propensa a fare similitudini pratiche che trasmettono, e mettono l'altra persona, nelle condizioni di capire il perché.


Potrei dire che "la tua epidermide mi crea una sensazione tattile rilassante e gioiosa, come quando tocco..." potrei fare paragoni con oggetti, cibi, ma anche cose macabre o divertenti.


Potrei dire che "la tua voce mi causa vibrazioni corporee eccitanti e rilassanti, come una specifica combinazione di strumenti musicali; vorrei fare una playlist con la tua voce ma poi mi scambieresti per un maniaco" 


Potrei spiegare l'attrazione sessuale che provo per te, paragonandola alla gioia e felicitá che provo quando mangio i miei cibi preferiti.


Potrei paragonarti ad un animale, per alcune tue caratteristiche.


Potrei paragonarti ad un quadro o ad una statua, per alcune tue caratteristiche.


Sono tutte cose non troppo convenzionali e che spesso vengono lette anche come insulti o cose non troppo carine, specie se uso similitudini con oggetti strambi; invece, per me, sono contestualizzazioni che utilizzo per far capire all'altra persona il perché, in modo tale che lo senta o riesca ad immaginare anche da un punto di vista sensoriale.


Da mie osservazioni è socialmente accettabile dirsi "ti amo/ti voglio bene", oppure darsi il buongiorno o la buonanotte.

Non mi piace dire "ti voglio bene/ti amo", le ho sempre trovate esternazioni vuote a cui mi viene da rispondere "si, ma perché?". È raro che le persone spieghino il perché, ma è facile utilizzare spesso queste frasi.

È vero che, fin da bambina, qualsiasi cosa mi venisse detto, io cercavo sempre il perché e lo domandavo spesso, a scuola, alle persone, in qualsiasi contesto.


Sono in grado di provare sentimenti, in realtá ne provo tanti ed intensi, ma anche l'affetto lo dimostro in modi del tutto differenti.


L'affetto lo dimostro con azioni pratiche: 


+Usciró dalle mie routine, schemi, rigiditá d'orario ed organizzazione, perché mi sento tranquilla e mi sento di farlo, quindi, sostanzialmente, passerei del tempo non strutturato con te, perché non ho preoccupazioni in merito a cosa succederá di preciso, mi sto "affidando" a te perché mi fido di te, e sono convinta che mi rispetterai e non mi costringerai a cose a me non congeniali. Sembrano cose semplici, per me non lo sono perché ho le mie routine, l'assenza di esse potrebbe causarmi svariato stress, sovraccarico sensoriale e emotivo.


+Potrei cucinare uno dei tuoi piatti o cibi preferiti, perché a me piace cucinare e vederti sorridere per del buon cibo. Se hai delle allergie, preferenze o intolleranze staró molto attenta a non propinarti cose a te non consone.


+Se c'é qualcosa che ti da fastidio fare o è difficile per te, se posso, se riesco e se vuoi me ne occuperó io. Ad esempio, se non ti piace molto prenotare spostamenti, viaggi o cose in generale, perché non è una cosa per te congeniale, a me invece piace organizzare tutto, con tabelle, grafici e simili, se vuoi posso farlo io al posto tuo. Per me è spontaneo, se so che per una persona quella cosa è difficile da fare ed io invece amo farla, mi sembra mutualistico compensarsi a vicenda. Magari, se a te dovesse piacere fare shopping per negozi, ti do i soldi e mi prendi due magliette, cosí evito di stare in mezzo al casino che mi disturba e sfinisce sensorialmente da un punto di vista di rumori e luci.


+Se vedo un qualcosa che mi ricorda te o i tuoi interessi/hobbies, generalmente te la mando; specifico che parlo di cose semplici, magari sono in giro e vedo una cosa specifica che so che ti piace, faccio una foto e te la mando, o se dovessi vedere un video che potrebbe piacerti te lo mando, o idem se dovessi trovare un libro in pdf che puó interessarti. 

Puó essere anche un banalissimo disegnino o meme, puó essere che ne faccia uno io per te, so che ti fa ridere e lo faccio. Ridere è bello, vedere una persona rilassata che ride ancora di piú.


+Ti ascolteró con interesse e voglia.


+Passeró del tempo in tua compagnia, condividendo cose che ci piace fare assieme.


+Se il contatto fisico con te è gradevole, da un punto di vista tattile, mi lasceró andare anche a del contatto fisico o coccole. A volte per me è emozionante incontrare persone con cui non ho problematiche tattili, e rimango un po' restia per l'emozione, perché è piacevole, non mi causa dolore fisico e mi rilassa moltissimo.


Mi domando spesso se le sopracitate siano comprensibili per le persone, o se vengono in qualche modo accolte senza vederci della negatività; per me sono azioni davvero sentite e significative, seppur semplici.


Mi sono sempre discostata dall'attrazione romantica, ho sempre gradito tantissimo l'aggettivo "aromantico" o "aromanticismo", perché non vi é una definizione universale di cosa s'intende per relazione romantica, quindi ho la possibilitá di dare la mia definizione che rispecchi chi sono, i miei limiti e confini.


Ho sempre visto la relazione romantica come qualcosa di convenzionale, un seguire la narrativa societaria, gli step relazionali che la societá rappresenta come accettabili e giusti e che se non fai allora sei una persona sbagliata, fallita; a me invece non piace seguire uno scritto o narrativa societaria, mi piace essere libera di valorizzare ció che ritengo significativo per me:


+ Anniversari: la societá sprona a festeggiare il giorno in cui ci siamo conosciuti, San Valentino, il compleanno. Io non ne capisco il senso, posso spiegarti cosa ho provato quando ti ho conosciuto, ma non mi piace essere schiava di in sistema basato sul consumismo, va contro i miei principi etici e logici. 


+ Convivere: la convivenza rende la relazione ufficiale o importante. Ho provato la convivenza in passato e non mi entusiasma per niente; non escludo che io possa essere compatibile con qualcunx tanto da viverci sotto lo stesso tetto, non lo escludo semplicemente perché non prevedo il futuro; il fatto è che non è il mio scopo, non è un punto di arrivo per me, non è un obiettivo convivere con qualcunx. 


+ Dedicarti tutto il mio tempo: generalmente la societá spinge le persone a questo traguardo. Il problema, per me, è che il tempo è limitato e prezioso, non vivo in simbiosi, semmai vivo di mutualismo. Divido il tempo in modo equo, ci provo, considerando svariate variabili, ma non ti dedicheró mai tutto il mio tempo e non lo faccio proprio perché mi voglio bene e ti voglio bene.


+ Sposarsi: la societá riconosce le relazioni ufficializzate da un unione matrimoniale, tutte le altre non vengono spesso considerate o considerate di serie B. Personalmente, per principi etici, mi urta l'idea che lo stato debba controllare le mie relazioni. Dall'altro lato, mi rendo conto che in alcuni casi, per motivazioni legali e di tutela è necessario e capisco.


+ Progettualità convenzionale: esistono situazioni in cui magari abitiamo lontano o addirittura abitiamo in un altro Stato. Secondo convenzioni sociali è difficile mantenere relazioni a distanza, non sono considerate "relazioni", perché devi essere a tutti i costi vicino, devi modellare la tua vita ed aspirazioni sulla base di cosa e dove sta l'altra persona. Per me non è cosí: ho svariate relazioni a distanza, durature, fluide, belle; non nego che a volte a livello logistico vorrei essere piú vicino, proprio per un discorso di vivermi le persone dal vivo, ma in ogni caso non riesco a vedere le persone tutti i giorni o spessissimo. Ricordo che anni fa vidi due persone che frequento 5 o 6 volte in un mese e quando le re-incontrai per puro caso mi nascosi dietro una colonna, perché mi sembrava tantissimo vedersi di nuovo. Capirono il mio disagio (cosí io lo definisco) e ci misimo a ridere, senza drammi.


Credit immagine @sarah andersen




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