Donna divorziata: i commenti e gli stigmi che ho sempre combattuto.

 

Questa è una testimonianza particolare, scrive mia figlia sotto dettatura perché io non riesco ho dei deficit che me lo impediscono.


Negli anni 90' Milano era una città difficile, non che ora non lo sia, ma essere madre separata con una figlia portava tanti sguardi indiscreti, esclusioni e ostracismo.

Poi, lavoravo full-time, chissá come avrei cresciuto mia figlia con il padre che viveva in un'altra regione, per altro totalmente assente e per nulla partecipativo.


Mia figlia la escludevano a scuola, non la invitavano mai a nessuna festa per "colpa mia"; perché ero una donna separata, una donna ingrata che non era neanche stata in grado di tenersi un marito. Si proprio cosí, una frase che mi è stata detta piú e piú volte, in ufficio, in famiglia, dai genitori dexx compagnx di classe di mia figlia. 

La preoccupazione principale delle persone era: "chissá come avrei cresciuto una bambina senza un uomo al mio fianco, chissá come sarebbe diventata, sicuramente una disgraziata". In quegli anni nella mente classista milanese, il termine "disgraziata" veniva attribuito a persone tossicodipendenti e/o che facevano molto sesso e/o che non avevano relazioni serie; ho sempre pensato "quante stronzate! Le persone fanno sesso anche occasionale, chi piú chi meno, ma dove sta il problema? La tossicodipendenza, poi, è una cosa molto complessa, di certo non si abusa di sostanze per essere statx cresciutx da un solo genitore, e comunque in questo caso è un termine che viene usato in modo dispregiativo, da un lato emerge il bigottismo di non concepire la libertà di una donna, dall'altra l'altrettanto simil abilismo nei confronti di chi ha dipendenze.


Ad oggi, sono soddisfatta di come ho cresciuto mia figlia; le ho sempre spiegato che non deve: servire nessunx, essere lo zerbino di nessunx, non è obbligatorio nè fare figli nè sposarsi e non deve assolutamente permettere alla persone di sovradeterminarla. Sarebbe cresciuta con svariati traumi se avessi mantenuto la relazione disfunzionale con suo padre, ma non potevo permettere che atteggiamenti disfunzionali di un adulto si riversassero su una bambina.

La gente questo non l'hai mai capito. Le relazioni possono finire, non è un fallimento, specie quando sono disfunzionali.


Le ho anche spiegato che, spesso, una donna libera, autonoma ed indipendente e che risponde con i contro cazzi quando ha qualcosa da esporre o dibattere, da fastidio a qualcunx, l'importante è ignorare queste persone. 

Lei si arrabbiava da bambina quando la escludevano a scuola e in svariati contesti per questo mio "essere separata" (le avevano detto in faccia piú volte questa cosa anche a lei), non capiva il perché, il senso logico (logica che lei cerca sempre e ovunque), d'altro canto non ha ricevuto un'educazione cattolica e ha sempre avuto molta difficoltá a capire ruoli e stereotipi di genere.

Sono contenta della persona che è diventata, l'unica critica che le faccio è che deve imparare a lasciarsi andare di piú emotivamente e/o sentimentalmente.


Le persone sono sempre state fissate con questa idea della famiglia tradizionale, ma credo che non sia il numero ad incidere sulla capacità di crescere unx figlix, sono altri i fattori da considerare.


Lo scandalo piú grosso, fu quando tentai di intraprendere una nuova relazione, con un uomo, era un collega, ovviamente ricopriva un ruolo manageriale, io no perché in assicurazione sapevano benissimo chi fossi, e una donna separata con una figlia piccola non poteva, anche, ricoprire un ruolo manageriale a lavoro; me l'hanno detto in faccia piú e piú volte nonostante ció, ho sempre ribadito "per me siete dei maschilisti misogini". 

Massima tutela nei confronti di mia figlia, perché non volevo metterla in condizioni di farle conoscere adulti non consoni, ho fatto bene perché poi quell'uomo lo beccai poco prima di Natale in un grosso negozio del centro di Milano con l'amante, d'altro canto io avevo giá una figlia, come si suol dire "avevo già dato" no?

Ma non importa non è questo il punto, il punto è che non cercavo un padre per mia figlia, mai cercato, giá ne aveva uno anche se un gran coglione. 


Quanti pregiudizi su chi si separa o divorzia, quanti pregiudizi su chi effettivamente cresce unx o piú figlx da solx, quanti pregiudizi se a fare tutto questo è una donna; altrettanti se la stessa donna decide di rifarsi una vita, intraprende nuove relazioni e magari fa sesso, o magari no, e per anni hanno creduto che mi vestivo tutta agghindata perché cercavo un uomo..ma io mica mi vesto per piacere ad altrx, lo faccio per me stessa, mi piacciono molto i vestiti.


Polemica. È l'aggettivo che mi hanno sbrodolato addosso piú spesso, a lavoro, in qualsiasi contesto. Semplicemente, sono una donna e non tollero la sovradeterminazione, e quando le persone provano a farlo, mi incazzo, ma proprio tanto. So che ancora ad oggi, spesso, qualsiasi sia l'interlocutore o l'interlocutrice o interlocutori da sempre un gran fastidio che una donna dica la sua opinione o si esponga quando qualcosa non le sta bene; l'unica cosa che posso dire è che io me ne sono sempre fregata, perché conta molto di piú la mia libertà anziché l'indignazione altrui e qualsiasi aggettivo mi lancerete addosso, non mi metterere mai a tacere.


Daniela.


Credit foto: @ lagattapigra



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