Le mie peculiarità neuroqueer durante le festività comandate







Le mie peculiarità neuroqueer durante le festività comandate.

Non mi piacciono le festività comandate, le trovo per lo piú legate a tradizioni e soprattutto alla famiglia.

Perché dovrei essere obbligata a passare giorni specifici con la famiglia, con la quale magari o non ci vado d'accordo o dobbiamo fingere di andare d'accordo, o comunque abbiamo rapporti sporadici per lo piú costituiti da discorsi inutili? Magari poi ci sono anche tante persone e a me quando vi sono troppe persone in spazi ristretti (come appartamenti) mi subentra un sovraccarico sensoriale che si manifesta con emicrania e forte senso di nausea.
 
Non ho mai creduto, poi, all'importanza dei legami biologici o anagrafici, son persone come altre, alcunx stronzx altrx magari no, ma non li ritengo piú importanti di eventuali compagnx di merende, a cui posso essere legata per altri motivi (non anagrafici non biologici). Fin da bambina non riconoscevo i ruoli, chiamavo tuttx con il loro nome proprio (genitori e parenti inclusi), poi a 15 anni iniziai, spronata dalle convenzioni sociali, ad usare i ruoli tipo "mamma" o "nonna" che tutt'ora utilizzo ma che non hanno un significato, per me, nè gerarchico nè di rispetto; generalmente il rispetto dev'essere reciproco, se è unidirezionale per me sfocia in un allontanamento sicuro indipendentemente da chi tu sia, un parente o una persona qualsiasi.

Le luci e gli addobbi? Li trovo per me eccessivi come colorazioni e l'intermittenza delle luci e l'intensità di alcuni colori mi causano problemi sensoriali, quali emicrania, disorientamento e nausea.

I botti di fine anno? Mi causano problemi sensoriali, specie se sono nelle vicinanze ed intensi, nonché se perdurano per un tempo prolungato: generalmente mi disorientano, causano emicrania e nausea.


E quindi cosa fai durante le festività? 

Assolutamente nulla di diverso, faccio quello che farei tutti gli altri giorni. 
Come diceva sempre mio nonno e con il quale ero molto d'accordo "mangiare si mangia tutti i giorni, possibilmente con pochi umani selezionati e gradevoli, oppure da soli, e poi si va nei campi a fare cose".

Natale per me non ha nessun significato, semplicemente faccio quello che gradisco fare: natura, animali, passeggiate, libri o film, e se posso condivido queste cose con chi vuole e con chi gradisce.

Fin da bambina chiedevo a mia madre che senso avesse cucinare piatti specifici per quel giorno, se avessi voglia di mangiarli in un altro giorno non vedo perché non si possa fare, giusto?
Non capivo perché aumentavano le possibilitá di scelta di salmone affumicato al supermercato o perché si facessero tartine come antipasti solo a Natale, ho sempre trovato tutto cosí insensato, forzato ed imposto.
Ci sono stati anni in cui sono stata in montagna, anni in cui ero a Brighton e alternavo passeggiate con i cani sulla spiaggia a passeggiate in collina, mi è capitato persino di mangiare in un negozietto take-away simil fast-food, perché mi andava proprio quel giorno li (Natale) di fare questa cosa vista tanto come "controcorrente" e che a me sembrava normalissima da fare.

Non capisco l'utilità, ma neanche il senso degli auguri di Natale o di buon anno e tendenzialmente non faccio auguri di questo tipo, i famosi "auguri a te e famiglia" "buon anno anche te", sono sentiti questi auguri? Perché a me, spessissimo, paiono ripetizioni vuote, comandate e convenzionali. 
Tendenzialmente non auguro del male a nessunx peró anche augurare un buon anno, razionalmente so che non è il mio augurio che farà andare bene l'anno a qualcunx, è illogico mi sembra si vada a cadere in superstizioni a cui non credo.

E anche quest'anno, ho fatto ció che mi piace fare: natura, animali, film e chiacchere con persone molto gradevoli.






 








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