Gli stigmi e i rischi che corro in quanto madre.
Vista la, a mio parere inutile, polemica riguardo il nome del progetto che il non collettivo vuole portare avanti, sento che è arrivato il momento di raccontare.
Riassumo il più possibile la situazione.
Cresciuta da una famiglia estremamente cattolica, mi sposo troppo giovane e abbiamo unə figliə l'anno dopo.
Viviamo varie problematiche legate alla solitudine, lontano dalle famiglie, cerchiamo di crescere lə bambinə da soli, soprattutto io, perché lui lavorava.
Passano gli anni e io acquisisco nuove consapevolezze, abbandono la fede e mi apro invece al femminismo, alla cultura Queer ecc..
Scopro attraverso degli amici l'esistenza del poliamore e dopo essermi interrogata a riguardo lo propongo al mio partner. Inizialmente ci proviamo, ma ben presto io mi rendo conto che la nostra relazione è finita a prescindere dall'essere o no monogami.
Qua iniziano i primi problemi, io stupidamente cerco di risolvere la questione da sola, senza mettere in mezzo gli avvocati, ma si creano forti contrasti e iniziano i litigi, sia sul piano economico (io ero purtroppo dipendente da lui), sia su quello della gestione delə bambinə. Nonostante tutto riusciamo ad organizzarci ma succede una cosa decisamente inaspettata, io resto incinta del mio nuovo compagno, la mia educazione torna prepotente e fa si che scelga l'unica via possibile per me, ossia tenere lə bambinə.
Questo crea un enorme problema, perché prevede il mio trasferimento in un'altra città, in cui chiaramente vorrei portare anche lə miə primə figliə.
Non perché i figli stanno per forza con la madre, ma perché fino a quel momento io ero il genitore di riferimento, quella che si occupava di tutto per lə bambinə. Per fortuna negli ultimi mesi si era abituatə già in parte a stare senza di me, io ogni tanto me ne andavo e quindi ləi ha iniziato a stare con il padre, altrimenti sarebbe stato un trauma troppo grande quello che poi è successo.
Visto che arrivare a trasferirlə con un accordo era impossibile, io e il mio compagno ci siamo affidati a due avvocati che promettevano di riuscire a farlo. Così non era in realtà e dopo qualche mese in cui la situazione è decisamente peggiorata, parlando con altri avvocati più competenti, abbiamo appunto scoperto che era impossibile ottenere il suo trasferimento.
Ma non solo, ho iniziato a ricevere "minacce" di assistenti sociali che avrebbero portato via lə bambinə ad entrambi.
Questo chiaramente mi ha fermata, l'interesse per il benessere dellə bambinə veniva prima di tutto, ho dovuto accettare un accordo assolutamente del tutto svantaggioso, lasciando lə bambinə con il padre e potendolə vedere solo due volte al mese.
Il problema è che pure dopo questo accordo, tutto questo non è finito. Non è che oggi io veda almeno due volte al mese lə bambinə. No, ogni volta devo litigare e discutere perché il padre arbitrariamente, prende decisioni su quando ləi debba venire o se possa venire, usando varie scuse razionalmente insensate.
Per cui sono di nuovo a chiedere agli avvocati come agire, nonostante abbia cercato in ogni modo la via della mediazione, di nuovo sono a sentirmi dire che i giudici probabilmente potrebbero addirittura mettere in discussione la mia adeguatezza come genitore, anche riguardo al miə secondə figliə. Natə e cresciutə in maniera completamente diversa dall'altrə, giacché io sono diversa, il padre è diverso, l'ambiente è diverso ecc...
Nonostante questo c'è il rischio perché noi ci dichiariamo non monogami.
E non importa quante relazioni io abbia o se e quanto sesso faccia in questo momento, il punto è che il solo fatto che un giorno io possa fare del sesso con qualcun altrə o avere una relazione contemporaneamente alla presente mi rende una cattiva madre, anche il semplice fatto di non avere problemi sul fatto che lə miə partner abbia altre relazioni alla luce del sole è già motivo di giudizio negativo sulle mie capacità di madre
Quindi il problema principale è tutto qui, è il fatto che il mio ex possa usare questa cosa come un'arma e che (a detta degli avvocati) i giudici glielo permetterebbero.
Ho dovuto lasciare miə figliə perché altrimenti avrei rischiato di perderlə per sempre. Lottare per ləi significa lottare per essere libera di vivere la mia sessualità e la mia vita privata senza rimetterci il mio essere madre. Il punto non è che loro mi giudichino come madre, questo è il loro compito, ma che il pregiudizio verso una parte di me, farà si che io appaia già a prescindere come una madre peggiore di altre. Ma questa è solo la punta dell'iceberg, c'è la questione della dipendenza economica, praticamente lo stato non solo ha permesso che passassi da una dipendenza ad un'altra (il mio ex prima e il mio compagno poi), ma ha addirittura incentivato questa cosa. Ogni avvocato mi ha detto che far sapere che io potessi mantenermi (in cui rientra l'essere mantenuta dal mio nuovo compagno) sarebbe stata buona cosa per la mia causa.
Quindi il fatto che prima fossi disoccupata, perché per anni mi sono occupata di miə figliə, poi mentre mi stavo reinserendo nel mondo del lavoro sono rimasta incinta (oltretutto in uno stato in cui l'aborto viene disincentivato alla grande) sono tutti punti a mio sfavore.
Non il fatto che mentre mi occupavo di mia figlia, praticamente all'80%, cercavo anche un lavoro e ho lavorato per un periodo, facendomi in 8 (perché dire 4 è poco).
Potremmo star qua a tirarne giù tante, ma mi fermo perché direi che il punto è chiaro. Io adesso sono un po' stanca di subire, dunque approfitto di questo post anche per fare un appello a qualche avvocatə, professionisti più in generale, che potrebbero essere interessati a portare avanti una battaglia e una causa sociale oltre che personale. Infatti il punto non è più combattere solo per miə figliə, ma perché venga riconosciuta la libertá alle madri (e più in generale ad ogni genitore) di avere una vita al di fuori dei figli che non sia come la società pretende o vuole. Che si vada oltre questo ideale di famiglia che non solo è irrealizzabile, ma addirittura è decisamente disfunzionale, dei due genitori che devono amarsi e occuparsi del bambino sopra anche al loro stesso benessere.
Questo genera malessere in tutti e principalmente nei bambini.
Un genitore, una madre, ha diritto di praticare BDSM, avere più relazioni, fare sesso con più persone, stare tutta la vita con la stessa persona, andare a ballare, fare carriera... E tutto ciò che vi viene in mente.
Se vogliamo guardare al bene deə bambinə allora parliamo del diritto di essere amatə, di essere vistə, di essere educatə con metodi dolci, di essere coccolatə, vestitə e nutritə. Al diritto di imparare, di giocare, di sorridere, di non essere maltrattatə o abusatə.
Di avere dei genitori che faranno di tutto per crescerli al meglio anche se separati, quando manca questo principio da parte di uno dei due si dovrebbe intervenire con giustizia!!
E invece per ottenere questo diritto, che è prima un diritto di miə figliə, devo avere paura, subire continue mi
nacce.
È ora di dire basta!!
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