Empatia e autismo: ne provo tanta anche se spesso viene fraintesa.
Empatia e autismo: ne provo tanta anche se spesso viene fraintesa.
Credit foto: the aspie coach
Un gran classico esempio di stereotipo sull'autismo è che le persone autistiche non provano empatia o sono incapaci di provarla.
In poche parole, è comune per le persone autistiche lottare per comprendere le aspettative sociali, le motivazioni e le reazioni delle persone non autistiche. È anche comune per le persone non autistiche fraintendere i bisogni sociali, i motivi e le reazioni delle persone autistiche.
Probabilmente potrei non mostrare i miei sentimenti nello stesso modo o nella stessa misura delle persone non autistiche. Generalmente fatico a mostrare esternamente sentimenti o esternarli e la mia espressione facciale potrebbe non corrispondere a ciò che sento dentro.
In certi casi provo una profonda empatia, ma non comunico esternamente questi sentimenti attraverso le espressioni facciali o il linguaggio. In alcuni casi arrivo all'empatia attraverso processi intellettuali, usando la logica e il ragionamento per arrivare ai sentimenti. È anche importante tenere presente che avendo subito bullismo ed esclusione in passato, a volte tendo a mantenere una corazza con le persone, il che potrebbe apparire come mancanza di empatia.
Ora da autisticx vi spiego come funziono:
1) quando si crea un rapporto di intimitá e condivisione con le persone, noto svariati dettagli. Le persone, a volte non si rendono conto loro stesse ma spesso hanno delle giornate caratterizzate dalle loro abitudini. Quello che noto, anche da lontano, è il cambio delle loro abitudini, il minimo cambiamento lo noto. Questa per moltx sembrerà o verrà vista come una cosa da maniacx o unx che controlla, ma in realtá è la mia attenzione per i dettagli, è quello che so fare, conscix di non essere super sveglix con il linguaggio non verbale.
Quindi se una persona è generalmente reattiva e scherzosa ed improvvisamente non lo è piú, mi accorgo del cambiamento e chiedo, pongo la fatidica domanda del "come stai?" È una domanda da parte mia sentita, genuina e che attende una risposta contestualizzata. Nel mentre, non nego, che provo preoccupazione per la persona.
Generalmente il mio problema è passare dal non sentire nulla a sentire tutto assieme.
2)Il mio notare cambiamenti è collegato a qualcosa che è successo alla persona, qualcosa che ha creato comunque della negatività nella giornata della persona.
3) La persona mi racconta e a volte piango. Vi sono situazioni in cui percepisco tantissimo lo stato d'animo altrui, lo sento anche a livello fisico sul mio corpo, anche se non sono cose mie, cose che non provo io direttamente, e piango; piango perché le sento, questo mi capita quando c'é per l'appunto un rapporto di intimitá con le persone.
Il pianto so controllarlo se sono in presenza di qualcunx, ma lo controllo perché è talmente complesso per una persona non autistica capire cosa significa sentire il dolore e il malessere di una persona fino a sentirlo con sintomi fisici, dolore fisico; lo controllo perché passerei per esageratx o qualsiasi altro aggettivo volto a giudicare negativamente la mia reazione. Generalmente, poi, essendo una persona che appare insensibile sono in realtá l'esatto opposto, ma preferisco mostrare quella sensibilitá a chi la comprende.
4) Tendenzialmente ascolto, e chiedo se hanno bisogno di qualcosa o se posso fare qualcosa; non mi lancio in consigli non richiesti, chiedo se ne vogliono semmai.
Conoscendo la persona conosco anche il suo senso dell'umorismo e tento di farlx ridere. È il mio metodo di cura, mostrare vicinanza, presenza genuina e voluta da parte mia. Anche questo è molto fraintendibile, molte persone tendono a considerarmi fuori luogo o insensibile se tento di far ridere o risollevare o distrarre una persona triste.
5) Se ho provato esperienze simili a ció che è accaduto alla persona, ho imparato a non dire nulla, perché potrei essere fraintesx e passare per egocentricx, stronzx che vuole spostare il focus su ció che è stata la mia esperienza simile.
Una cosa che ho imparato è chiedere alle persone come vivono determinate esperienze, cosa gli scaturiscono e lo faccio volentieri, sono domande che pongo spesso in svariati ambiti, per capire meglio. Il paragone con le mie esperienze simili la faccio nella mia testa in silenzio.
Questo è per dire che magari non ho le classiche reazioni o esternazioni fin troppo, a mio parere, compassionevoli del tipo "oh poverinx mi dispiace tanto", tendo molto ad ascoltare e trovare metodi che possano far stare meglio la persona.
Quando sento cosí tanto ció che provano le altre persone, è indubbiamente da un lato bello, perché mi sento molto connessa alla persona, ma al contempo mi fa paura provare cosí tanto perché potrebbe portarmi allo sfinimento e ho a volte riaffiora la paura di essere fraintesx o essere consideratx esageratx.
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