BDSM & autismo: come mi ha aiutato a gestire i confronti o conflitti con le persone.

 

BDSM & autismo: come mi ha aiutato a gestire i confronti o conflitti con le persone.


(*Specifico* credit per la foto: Barbie Flogger @Thrixed out unconventional dolls pagina Facebook)



Evito generalmente gli ambienti BDSM mainstream, perché non li trovo a me affini per una serie di motivazioni: 


- spesso viene richiesto un dresscode i cui tessuti possono non essere a me congeniali da un punto di vista tattilo-sensoriale. Non credo poi serva necessariamente un dresscode, faccio BDSM anche in pigiama e con i calzini.


- troppe persone, spessissimo sconosciutx e personalmente non farei mai BDSM con una persona che non conosco da tot. mesi/anni, con cui non sono in confidenza e ho un rapporto di conoscenza approfondita.


- potrebbe esserci musica a palla e non mi è congeniale da un punto di vista sensoriale la combinazione tanta gente, luogo affollato, persone sconosciutx, mi potrebbe causare un sovraccarico sensoriale che si manifesta con emicrania, nausea e mi sentirei disorientatx.


- il contatto fisico con alcune persone mi è lesivo da un punto di vista fisico, mi fa male sulla e sotto la pelle, e anche questo potrebbe causarmi sovraccarico sensoriale.


- spenderei soldi, a volte anche tanti, per stare ad una serata in cui non farei nulla almeno che non vi siano persone con cui ho giá un rapporto, ma in quel caso non avrebbe senso per me pagare un ingresso quando posso fare le stesse cose in un altro luogo.


Il BDSM porta con se una serie di pratiche o giochi, che possono essere pericolosi, consapevole di ció, negarlo sarebbe surreale.


Tendenzialmente, le primissime volte con una persona io lo vivo come un atto di scoperta reciproca, intimitá sia fisica che emotiva. Imparo a conoscere il corpo altrui, i limiti altrui, le reazioni altrui, osservando e ascoltando; al contempo, ho nelle mie mani il corpo di una persona e ho sempre vissuto questa cosa come un atto di estrema fiducia e allo stesso di vulnerabilità. Fiducia perché una persona si sta fidando di me, vulnerabilità perché la persona ti mostra se stessx, con i suoi limiti e mostrarsi per ció che si è con i propri limiti e confini non è cosa da poco.


In realtá, non finisci mai questa infinita scoperta del corpo altrui, ma le primissime volte, almeno io la vivo cosí, è molto emozionante per me: massima concentrazione e cautela perché non ho mai fatto quella determinata cosa con quella persona, brivido di adrenalina su cosa succederá quando inizio o su come iniziare, sul ritmo che devo mantenere in certe pratiche, come applicare cura al dolore in che modo e quando. Tutto serio, ma anche tutto estremamente divertente, perché in tutto ció mi piace anche ridere e divertirmi in modo reciproco. 

Pian piano che la scoperta e la conoscenza reciproca avanzano, cambiano l'emotività e le emozioni coinvolte, per quanto mi riguarda, e tendono ad intensificarsi sempre di piú, con sperimentazioni consensuali. 

Ci tengo a precisare che la scoperta del corpo altrui per me è infinita: vi sono tantissimi fattori esterni che influiscono sul proprio corpo e limiti che possono variare anche nel quotidiano; ad esempio: abbiamo usato il vaxing o il flogger in una giornata per te positiva e rilassata, magari lo ri-usiamo in una brutta giornata o negativa o stressante per te e questo puó influire sui limiti e necessità, idem vice versa. Questo tendenzialmente lo si scopre dialogando, conoscendosi e comunicando apertamente.


Ciò che ho sempre trovato costruttivo nel BDSM è il feedback finale, la parte in cui dialoghi su ció che hai fatto poco prima, se è piaciuto, se qualcosa non è andato bene, se qualcosa va cambiato o lo si vuole fare in modo differente.

Questo momento chiamato "feedback", negli anni, mi ha dato quegli strumenti e capacità di esporre serenamente le cose, di esprimere cosa mi piace molto, cosa andrebbe cambiato, come va cambiato o modificato per raggiungere l'effetto che piú mi aggrada e cosa magari non mi va perché supera eventuali miei limiti di tolleranza, che magari prima non conoscevo e che ho scoperto nel mentre (devo mettere in conto anche questo, perché banalmente se dovessi fare un esempio: il vaxing non è uguale se fatto con persone diverse, alcune persone hanno una mano piú ferma altre no, le candele possono variare, puó variare l'altezza e l'angolazione della colata della cera o l'intensità o delicatezza del getto - di cera - stesso. La stessa cosa vale per un flogger: forza intensità, angolatura, impugnatura variano da persona a persona. Allo stesso modo variano le emozioni che ti trasmettono le persone quando si gioca, essendo le persone diverse non trasmetteranno tutte la stesse sensazioni).


Tendenzialmente questo feedback o confronto è sano e non mirato ad un "j'accuse": ci si mette in discussione, ognunx ha le proprie responsabilitá ed è mirato a trovare un equilibrio piacevole e divertente per entrambe.

Cosí, poi, mi viene totalmente spontaneo ri-applicare questo, lo definisco, "metodo", anche in tutti i dialoghi o confronti in altri contesti.


Da autisticx, i conflitti e confronti possono causarmi ansia, specie se li si affronta con mentalità binaria, o modello "j'accuse" o con l'idea che bisogna vincere a tutti costi senza mettersi in discussione; mi mettono in difficoltá le situazioni in cui le persone non parlano in modo esplicito, come non sopporto chi con paternalismo sovradetermina le azioni altrui, stravolgendole per apparire la brava persona di turno. Il metodo di confronto che ho appreso con il BDSM non è appunto basato su questo, come spiegato in precedenza, certo è che probabilmente dipende molto anche dalle persone con cui si ha a che fare e dalle loro capacità comunicative; mi aggrada che nel BDSM generalmente si parla dopo la sessione e non dopo tempo, e questa sostanzialmente è una cosa che mi è parecchio congeniale, anche perché non vi è spazio per quelle persone che fuggono ai confronti, o quantomeno in questi casi le riconosci subito.


NB: Il BDSM non lo vivo allo stesso



modo con tuttx le persone: come lo vivo, cosa faccio, cosa provo e che ruolo rivesto, dipende tantissimo dal rapporto che ho con la persona, cosa ci unisce o accomuna e dalle peculiaritá della persona con cui lo faccio. Non faccio generalmente neanche confronti perché parto sempre dal presupposto che sto interagendo con persone diverse.


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