Sopravvivenza Asperger in un mondo configurato per neurotipici (III)

Manuela Ferrari


Vorrei parlare anche di ansia sociale, cosa che provo spesso in ambiti sociali, ma apparentemente non si vede; anche in questo caso non ho idea di cosa le persone si aspettino da “persona che prova ansia sociale”. Personalmente, vivo di masking (ossia, maschero l’ansia con anni e anni di coping, indubbiamente non salutare, ma d’altro canto la socializzazione è creata per una popolazione neurotipica senza tenere da conto l’esistenza e le esigenze di persone neurodiverse); sbevacchio un cocktail che mi calma, la tachicardia permane, sudo come un maiale, le mani poi solitamente le ho fradice, e mi gira la testa. Suoni, luci, odori, contatti fisici improvvisi socialmente accettati e spronati ma non richiesti né consensuali, perché quando saluti una persona devi toccacciarl* e dar*** non uno ma ben due baci sulla guancia perché se non lo fai è scortese, sei fredd*, sei glaciale e la gente ti schifa.
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Arrivo ad un punto di picco in cui quest’accozzaglia di rumori, luci, chiacchierio, odori, contatti fisici improvvisi si sommano e sembrano esplodere nella mia testa. Poi, ad un certo punto, mi sembra di non sentire più nulla, se non una fortissima tachicardia e mi sembra di essere Alice nel Paese delle Meraviglie sotto effetto di cannabinoidi, ma che poi di tanto in tanto sente di nuovo tutto assieme e corre fuori dal locale (luogo preferenziale scelto per la socializzazione secondo la neuronormativa), “Ahhh, pausa sigaretta, aria fresca, silenzio, pausa, ed il mio sovraccarico sensoriale scende, cala, ritorna ad un  livello decente, poi magari rientro e booom di nuovo.
In questi casi, poi, inizia la nausea, perché sono lucida so che sentirò quell’accozzaglia di cose ancora, e mi agita, e quindi l’ansia, la nausea, corsa al bagno e vomito. Sì, hai capito bene, vomito. Perché? Perché ho ansia, sono agitatissima, correrei a casa, mi fionderei nel letto abbracciando i miei cani, con pelo effetto “velvet”, mi coprirei con la coperta e dormirei fino all’indomani. Non pensare cosa sia meglio per me, chiedimelo.

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